lunedì 1 settembre 2008

Crisi? Non per Gucci!

MADE IN ITALY - FRIDA GIANNINI SALVA PINAULT – IL GIGANTE DEL LUSSO FRANCESE RESISTE ALLA CRISI DEL LUSSO (DOLLARO E YEN DEBOLI) GRAZIE ALLE VENDITE DI GUCCI BY FRIDA: 285 MILIONI DI PROFITTI…


Vi ricordate la sua meravigliosa collezione per l'autunno inverno 2006/2007
...metto qui solo quelle famose scarpe che io ritengo meravilgiose...


Lusso in crisi? Malgrado le inevitabili ripercussioni contabili di un
dollaro e di uno yen “troppo” deboli nei confronti dell'euro, i giganti del lusso francese resistono a questa fase difficile, come hanno dimostrato le semestrali, presentate ieri, di alcuni grandi “nomi” del comparto, vedi il gruppo Ppr (che controlla Gucci, Hermès e L'Oréal).

Per Ppr, capitanata da François-Henri Pinault, i primi sei mesi dell'anno si sono chiusi con un utile netto moltiplicato per 2,5 rispetto a un anno prima, a quota 779 milioni di euro. Questo risultato straordinario, però, è dovuto in gran parte al capital gain generato dalla cessione di Ysl Beauté. Escluse le voci eccezionali, il profitto netto ha segnato un buon +17% (344 milioni).


Pinault ha messo subito le mani avanti sottolineando che «dall'inizio dell'anno la congiuntura economica negativa penalizza i nostri due grandi settori di attività, in particolare la distribuzione». Ma va riconosciuto che l'altro, il lusso appunto, si è comportato meglio del previsto, generando un utile operativo corrente di 300 milioni di euro (+13% su base annua). Gucci ha avuto un ruolo fondamentale (285 milioni), mentre Yves Saint Laurent ha
ridotto le perdite (scese da 26 a 12 milioni di euro, rispetto al primo semestre 2007). La Borsa, che dall'inizio dell'anno aveva penalizzato fortemente Ppr, ha apprezzato i dati: l'azione ha chiuso in rialzo del 4,3% (a 79,7 euro).
Quanto a Hermès ha archiviato il primo semestre dell'anno con un utile netto pari a 134,9 milioni di euro, in aumento del 5,3%. Il problema è che la svalutazione di dollaro e yen ha fatto perdere quindici punti percentuali di crescita del profitto netto. Il fatturato ha segnato un +12,8%, a 813,2 milioni di euro. Le vendite sono andate bene in Francia, nel resto dell'Europa e in Asia, ma a eccezione del Giappone, sbocco commerciale import
antissimo per il marchio, dove il giro d'affari è aumentato di solo il 2%.


I dubbi sul “peso” futuro dell'evoluzione dei tassi di cambio sui profitti di Hermès ha raffreddato un poco gli azionisti: ieri il titolo ha perso lo 0,63% (97,26 euro), anche se al confronto con l'inizio dell'anno resta ancora sopra del 12,5%. Intanto, sulla piazza finanziaria parigina, ieri L'Oréal, il colosso della cosmetica, ha ceduto il 2,72% (67,91 euro), malgrado una semestrale di tutto rispetto. Il periodo compreso tra gennaio e giugno è stato archiviato con un utile netto di 1,255 miliardi di euro, il 6,6% in più su base annua.

A tassi costanti la progressione è stata del 10,1%. Il gruppo, leader mondiale del suo settore, si pone l'obiettivo di un profitto per azione in crescita a due cifre a fine 2008, ma senza considerare le voci eccezionali e a tassi di cambio costanti, mentre negli anni scorsi la stessa promessa (sempre mantenuta) era stata fatta considerando le eventuali fluttuazioni monetarie.


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