domenica 30 agosto 2009

SFIDA

Ieri in paese c'è stato un festival della canzone, una di quelle cose che in estate specialmente nelle piazze nascono come funghi.
Tra i vari concorrenti una ragazza con la voce da gatta (note assurde credetemi) che ha cantato"Listen" e poi vinto il primo premio e una tipa abbastanza in carne e con fare da gestante in procinto di partorire che ha cantato RUN di Leona Lewis: non male vista la difficoltà del brano, ma mi sono subito chiesto "cavolo, chissà quante cover ci saranno in giro".
Io ve ne propongo due. Nick Pitera (non poteva mancare) e un altro ragazzo. Io preferisco il ragazzo del secondo video, mi ha emozionato moltissimo: BRAVISSIMO!!!. Voi chi preferite?





Ah, e poi c'è la mia Laura Broad, ma lei è fuori dalla sfida!

sabato 29 agosto 2009

Pene e Vagina: la depilazione!



Non so voi ma a me sta cosa mi fa divertire un sacco... L'Italia si contende con la Cina il premio de "La più grande cazzata del secolo"!!!!!!!

martedì 25 agosto 2009

Consigli per gli acquisti

lunedì 24 agosto 2009

La più grande cantante del mondo

Da un pò di tempo sono malato di sumachite.
Ho conosciuto Yma Sumac per caso, l'ho presentata ai miei amici.... se ne sono tutti innamorati.
Si dice detenga il record della nota più alta del mondo (nel brano Chuncho) comprendo con la sua voce un'estensione di quattro o cinque ottave (i pareri sono discordi).. La sua è la storia di una leggenda senza fine. Uno dei soprani più intensi che abbia mai ascoltato, capace col solo strumento della voce di rendere contemporaneo anche un gregoriano.
Meravigliosa: ascoltate. Pura natura!

giovedì 20 agosto 2009

Le controindicazioni della differenziata

Oggi mi chiama mia cugina Franca e mi fa:

- Antonio, non è che per caso avresti un contenitore da riempire di acqua?

- Passa che vediamo assieme- gli dico!

C'era un cane randagio sulla strada che collega la mia frazione al paese, esile come un virgulto, grigio e storto come il tronco di un ulivo.

Prima lo abbandonano, lo condannano alla strada e poi gli rubano l'ultimo cassonetto d'immondizia del paese, perchè c'è bisogno di fare la differenziata, ma nessuno si è posto la domanda "che fine faranno i cani e i gatti randagi?" Andranno a morire lontano dal paese, in cerca di cibo, così nessuno potrà vedere guello scempio di carne portata mollemente a spasso in cerca di un pasto.



Intanto il nostro amico ha messo un pò la pancia a posto con dell'acqua fresca e un piatto di bocconcini con "agnello e riso" che ha divorato in un nanosecondo.
Stasera gli daremo la seconda razione.
E magari, se anche da voi i cassonetti sono stati tolti di mezzo per far posto alla differenziata... un piattino di croccantini e dell'acqua fresca all' angolo della strada non possono che aiutare questi nostri amici che soffrono la fame tutti i giorni.
Giuro che da stasera lo faccio!

MIUCCIA PRADA VESTITA BENE!!!








mercoledì 19 agosto 2009

By Italian Independent



I colpi di genio di Lapo Elkann

Miuccia Prada: quando l'ironia non basta!

Siamo sicuri che basti solo l'ironia?







A volte serve anche un parrucchiere!
Continua...

martedì 18 agosto 2009

la bellezza dell'omonimia

C'è un omonimo, almeno nel cognome, di Raul Bova che sta emergendo nel mondo dello spettacolo. Modello di professione in forze alla Models Affair Models Management (cliccate sul link per le altre foto), Mister Italia, Ex Carramba boy. Adesso pare stia avendo un discreto successo nelle fiction tv e abbia ambiziosi progetti cinematografici.

Si chiama Vincenzo Bova, barese, ed è sicuramente un bel ragazzotto.



I primi passi nel mondo dello spettacolo di Vincenzo sembrano la fotocopia delle origini della carriera del più famoso Raul.


La domanda nasce spontanea, parafrasando Antonio Lubrano, meglio l'originale o l'omonimo?

lunedì 17 agosto 2009

NO, NON CI CREDO!!!

domenica 16 agosto 2009

Miraggi



Certe volte accade sul serio... senza che il tutto sia frutto di un'impepata di cozze forte da digerire!

venerdì 14 agosto 2009

Qualcuno la conosce?


Vediamo un po', facciamo un test. Chi di voi conosce questa ragazza? Qualcuno ha idea di chi sia? Dai vi aiuto con qualche opzione:

1) Una ex gieffina

2) Una ex velina, passaparolina

3) Un'attrice

4) Una cantante

5) Una sportiva

mercoledì 12 agosto 2009

Accabadora



«Acabar»,
in spagnolo significa finire.
E in sardo «accabadora» è colei che finisce.
Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un'assassina,
ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi.
È lei l'ultima madre.

Da Wikipedia:

"Con il termine sardo femmina accabadora (s'accabadóra, lett. "colei che finisce", probabilmente dallo spagnolo acabar, finire, terminare) si soleva indicare una donna che provocava l'eutanasia ai malati terminali. La pratica non doveva essere retribuita dai parenti dell'anziano poiché il pagare per dare la morte era contrario ai dettami religiosi e della superstizione.

Diverse sono le pratiche di uccisione utilizzate dalla femmina accabadora: si dice che entrasse nella stanza del morente vestita di nero e con il volto coperto, e che lo uccidesse tramite soffocamento con un cuscino, oppure colpendolo sulla fronte tramite un bastone d'ulivo (su mazzolu) o dietro la nuca con un colpo secco, o ancora strangolandolo ponendo il collo tra le sue gambe.



Si hanno prove di pratiche della femmina accabadora fino a pochi decenni fa. Una delle teorie per giustificare questo tipo di pratica è basata sulle difficoltà di spostamento e di sussidio nei tempi passati, per cui nei paesi isolati e molto distanti da qualsiasi ospedale la famiglia di un soggetto anziano non autosufficiente e quindi in bisogno di cure assidue avrebbe avuto numerosi problemi ad assisterlo, dal momento che il lavoro agricolo era l'unica loro possibilità di sussistenza.

Alcuni autori, fra cui l'Alziator, descrivono come strumento principale dell’accabadora non una mazza ma un piccolo giogo in miniatura, da poggiare sotto il cuscino del moribondo al fine di alleviare la sua agonia. Questo si spiega con uno dei motivi principali per cui si credeva che un uomo fosse costretto a subire una lenta e dolorosa agonia in punto di morte: se lo spirito non voleva staccarsi dal corpo era palese la colpa del moribondo, il quale si era macchiato di un crimine vergognoso, aveva bruciato un giogo, o aveva spostato i termini limitari della proprietà altrui, oppure aveva ammazzato un gatto.

Altro rito che veniva compiuto era quello di togliere dalla stanza del moribondo tutte le immagini sacre e tutti gli oggetti a lui cari: si credeva in questo modo di rendere più semplice e meno doloroso il distacco dello spirito dal corpo. Si può pertanto supporre, soprattutto partendo dalle riflessioni dell'Alziator, che questa mitica figura sia veramente esistita sino a tempi tutto sommato recenti, ma che il suo compito non fosse tanto quello di mettere fine nel senso letterale del termine alle sofferenze dei moribondi con l’utilizzo di uno strumento palesemente inquietante, quanto quello di cercare di accompagnarli alla fine della loro agonia tramite riti di cui si è sicuramente persa la memoria."

martedì 11 agosto 2009

"Il nome è una promessa"

Questo mi commuove
Grazie Cool!

lunedì 10 agosto 2009

Angolo frivolezze!



Dal catalogo Zara fw 09/10 con furore... urge ampliamento guardaroba con capi indicati in fotografia!
Solo per veri intenditori, no perdintempo e indecisi!
Zara I Love You!

CAPA 2

Si stava meglio quando si stava peggiorando, gli oppositori traditori peggio di Ronaldo. Non li mandavano al fresco di una cella ma al caldo dei Caraibi su navi di Jack Sparrow. Prof, il ventennio pimpamelo, scrivi che i partigiani quel tempo lo vissero di relax in pedalò, piedi nudi nei sabò, 25 aprile giorno dei caduti di Salò?! Umberto di Savoia non andò via, ma che repubblica, la gente vota monarchia. Non c'è partita tra rep e democrazia, come mettere la PSP col Game Gear.
E la costituzione è un cd con una traccia, l' ultima hit da spiaggia. Il nonno di Eminem minaccia: "Tutta l'Europa deve suonare il piano Marshall!" Questa è la storia prof, mi prende un sacco prof, tipo che quella di un cosacco di nome Popoff.
Dalla mia storia cancella fricchettoni con la spada nel braccio, non nel cuore come Little Tony. Questi fattoni sempre sotto i riflettori. Scrivi che gli hippy se ne stavano zitti e buoni. Gli anni di piombo, le stragi, i sequestri, ma no, non mi interessano argomenti come questi. Io di quei tempi voglio ricordare solo "La liceale nella classe dei ripetenti".
Così funziona e per fortuna fa trend, il vecchio libro lo rottamo tipo Duna Weekend. Adesso serve un finale potente che terrorizzi l'occidente più dell'urlo di Chen. Da qui in avanti qualunque cosa succeda, scrivi che la colpa è di Al Quaeda.
Me l'hai pimpata di brutto prof, vedrai patiti della storia fin dalla scuola media. Questa è la storia prof, la vera storia prof e non c'è niente da ridere non è Zelig Off!

domenica 9 agosto 2009

Ritratti: Maria Chiara





sabato 8 agosto 2009

CAPA 1

Era uno stato regresso tentato dal sesso bendato, bombardato dal degrado più di Belgrado dalla NATO. Uno stato in crisi invaso da invasati invisi al Vaticano. Coppie di fatto che stroncavano i patti fatti al Laterano. Mentecatti blateravano contro noi in ogni forum. C'era una sola soluzione come per il Gollum e bang bang bang bang! 4 colpi al quorum. Riposi in pace il referendum in saecula saeculorum. Scomunicammo in nome di Dio un libro di Dan Brown sul priorato di Sion dando l'avvio ad un'era di messa a morte da Crozza ad Andrea Rivera passando per Harry Potter e fu un brusìo di volantini sovversivi.
Fummo costretti ad adottare metodi repressivi quindi fiato sul collo! C'è la galera per chi porta le tasche perchè nelle tasche non c'è controllo!
Da quel momento chi porta una tasca o è un artista oppure un tossico o entrambi come Basquiat. Gente a cui basta fare il contrario come bastian per darsi più arie di quante ne abbia composte Bach Sebastian. Per questo sei stato arrestato, tu credi nella favola della libera tasca nel libero strato, Camillo Benso si è sbagliato, l'unica Libertas è quella che sta sullo scudo crociato. Ripetiamo: In nomine Libertatis vincula edificamus In nomine veritatis mendacia efferimus.

( Le dimensioni del mio caos, Caparezza, 2008 )

La morte sul lungomare

Ad Andrano Marina, a pochi km dal mio paese, esiste un bellissimo corso ristrutturato da poco chiamato "lungomare delle agavi". Esso costeggia un tratto di mare limpidissimo dove sorgono una serie di piccole grotte chiamate Verde e Azzurra che si lasciano visitare e scrutare in tutto il loro splendore. Lungo questo tratto di passeggiata, a destra e a sinistra, vi abitano delle gigantesche piante di fico d'india e delle imponentissime agavi che, con i loro corpi aperti verso il sole, sfrigolano ogni giorno sotto i 40 gradi e di notte sonnecchiano sotto un manto di frescura imperlato di densa umidità notturna. Per fortuna avevo la fotocamera digitale.
Questa sera lungo la passeggiata, dal cuore di un'agave, un fiore si ergeva strappando il suo pezzo di cielo con un fendente obliquo: uno spillo puntato sul fianco della notte, una luna come puntale. Quando l'agave fiorisce muore, il fiore è il segno dell'anima che spira, una mano verso il cielo, l'ultimo regalo della pianta alla terra.
Si dice che tagliando il fiore si rimandi la sua morte.
Tagliando il fiore si interrompe il processo di metempsicosi da semplice pianta a stupendo fiore, quel processo che la pianta prepara negli ultimi anni per poi lasciarsi morire.
Un miracolo appeso alla luna, l'ultimo saluto dell'agave che nessuno ha il coraggio di salvare. Quanto amore in una pianta!

giovedì 6 agosto 2009

Come una pianta d'aglio.

Ci sono delle persone che sono come fiori d'aglio... il fiorario non ne dispone in mezzo alle orchidee, agli anturium, alle rose canine, perle d'orto, nessuno li sciorina sul balcone: nessuno ne fa sfoggio. Abitano il giardino, hanno una funzione particolare, hanno un profumo e un sapore riconoscibile, una carta d'identità depositata. E quando finalmente ti accorgi del fiore d'aglio che ti è sempre stato accanto esso ti risarcisce di tutta la bellezza che ai tuoi occhi manca, "dell'altra parte del mondo" con una voluttà che ti rinfranca, che ti cade dentro, dall'alto, soffice, come un capello che cade da una spazzola e ti libera della piccola morte che nasce ogni giorno.
Esistono delle persone che vivono nell'ombra del tuo tempo, immolate sul fuoco della devozione che ti dimostrano nonostante le si incontri raramente e dopo lunghi intervalli: ed è come non essersi mai lasciati, come se fossero vissute sul filo che ti separa da loro e ad esse ti lega.
Proprio ieri abbiamo passato la serata con un bellissimo fiore d'aglio, un amico di Beniamino, una di quelle costanti che fluttuano nella tua coscienza e ti rallegrano sempre, che non conoscono corruzione alcuna e l'allegria è il buco della loro pupilla: quanta bellezza c'è nella più semplice delle piante.
Se dovessi essere un fiore mi piacerebbe essere una banalissima pianta d'aglio.

mercoledì 5 agosto 2009

Il mare!



Non ho mai amato troppo il mare... questo ventre d'acqua molle percoso da correnti mi ha sempre incusso una grande soggezione
A due passi da casa mia, un piccolo porticciuolo dove ci si ritrova tra scogliere e barche disfatte, ammassi di rocce glassate col sale, una piccola spiaggetta dove si arenano i rifiuti e le alghe si lasciano seccare. Poco più in la una grande distesa di sabbia color carne, riscaldata dal sole come carniccio sul fuoco.
Solo da poco ho riscoperto la magia di questi posti... un'insenatura naturale, una parentesi abitata da persone in cerca di ristoro temporaneo, un rifugio di parole da scambiare con gli sconosciuti, un sorriso sotto il sole, il mio corpo riverso a sonnecchiare.
Il giusto posto, il famoso porto sicuro, in cui gettare l'ancora... uno spazio da abitare con il cuore... sto riscoprendo un sentimento e un'anima nelle cose, i rumori che si lasciano ascoltare solo dall'attenzione, un gorgoglio d'acqua, le voci stagnanti sui muraglioni, il rumore dei piedi sulla spiaggia... la passione del cogliere con la fotografia.. un corpo in corsa, un bambino imbrattato che si arena in una buca, una paletta dimenticata.. Ho letto, ho visto!
Ora finalmente so cos'è l'arte: è Dio che ha nostalgia degli uomini.

lunedì 3 agosto 2009

Dalla parte delle pecore nere!



Ero attaccato alla mia enorme borsa stampa cocco, lucida come uno scarafaggio appeso al braccio, avevo optato per la camicia a quadretti rossi e bianchi, perchè i quadretti sono più intellettuali delle righe... avrei ascoltato quelle quattro canzoni divertenti vomitate in quel concerto, anche per fare un piacere a Beniamino che ci teneva tantissimo, e sarei ritornato a casa con la sola voglia di spogliarmi e vestirmi delle bellissime parole della Mazzantini, un vestito cucitomi addosso, una livrea che mi avrebbe avvolto completamente, solo per scoprire come sarebbe avvenuta la morte di Diego, la fine di Emma, del bambino blu morto in guerra. Una signora, invischiato di colla e attaccato alla terra, mi sentivo totalmente fuori dal mondo, come se stessi guardando questa bolgia saltellante, in preda a crisi da sgomitata, dall'alto dei miei pensieri più intimi, sicuro che gente del genere non avrebbe potuto donarmi nulla, nient'altro che fastidio.
Delle pecore nere, mi saltavano addosso, con i loro capelli lunghi cantando a memoria tutti i testi del Dottor Caparezza, puntavano qualcuno scaraventandovi addosso il proprio corpo, di peso, come un amo gettato in mare a sfamare i pesci, a sfamare la loro voglia di andare completamente in rovina, di saziare la loro fame di divertimento.
Vecchio, come un torsolo di mela ossidato all'aria, duro, secco, in questo mare di divertimento il mio unico riflesso era un sorriso, un piede lasciato a ciondolare, a cavalcare una serie di note gettate nell'aria a infrangersi con la mia alta marea, col mio distacco dal mondo.
Ero una pecora nera anch'io, al pascolo, mosso da fame chimica assieme al gregge, a saltellare, a pogare trasportato dalla corrente che scolora, nella fuliggine di un concerto... ora invece mi ritrovo invizzito, ho perso lo zoccolo duro della mia giovinezza, il dente dell'epistrofeo attorno a cui tutto ruota, la mia bellezza, l'incoscienza e l'assenza di paura...
La scorza è grigia, butterata... da una maxibag, da una camicia a quadretti, da un infradito di pelle... le scarpe di ginnastica appese al chiodo, senza lacci, senza anima. Pecore nere, a torso nudo, maschere di una gioventù che a tratti mi è sembrata troppo forzata, diluita, stretta con i denti per non farsela scappare dalle mani... ti lasciano qualcosa nel fondo: la voglia di vivere senza compromessi, la leggerezza, l'assenza del disagio, la libertà di una briglia sciolta... un paio di occhi nuovi, gli altri rotolano giù come pietre, per vedere, per sorridere, rallegrarsi... e magari ricominciare ad essere giovani.

sabato 1 agosto 2009

Hungry kitten


!

Dopo la suina...

la canina...