Oggi, su Repubblica, Natalia Aspesi, grande firma del giornalismo italiano, pubblicato un articolo in cui "tuona" contro il mondo della moda.
Il pezzo è stupendo: tira mazzate contro tutto il mondo della moda (il che non guasta mai, perché è un mondo troppo ego-riferito). La Aspesi Usa un aggettivo azzeccatissimo - "cannibale" - riferito appunto alla moda com'è diventata, dopo l'affaire Facchinetti, sostenendo che nomi come "Dior, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Lanvin, Kenzo e lo stesso Valentino, acquisiti da potenze industriali, banche, finanziarie, sono diventati marchi per vendere di tutto, dai rossetti agli ombrelli".
A parte il fatto che la declinazione del marchio in centinaia di referenze è stata inventata ai tempi di Pierre Cardin - e l'ha sempre fatta anche Valentino, tanto che all'arrivo della HdP di Maurizio Romiti, che ha combinato molti guai di suo, sono state chiuse una marea di licenze - quel che troppi sembrano ignorare è che quei marchi sono stati acquisiti perché erano in forte perdita. Alcuni, come Yves Saint Laurent, continuano a esserlo nonostante i massicci e pluriennali investimenti di Gucci Group.
Altri, come Kenzo, sono appena arrivati al profitto, come dichiarato dal presidente James Greenfield al Sole-24 Ore di oggi.
E lo stesso brand Valentino, ha detto l'ex presidente Matteo Marzotto in una bella intervista a Giulia Crivelli sul Sole24Ore del 31 agosto, all'indomani della proiezione del film sul couturier alla Mostra del cinema di Venezia, "quando nel 2002 il gruppo Marzotto rilevò la maggioranza dalla HdP il fatturato era di 128 milioni di euro a fronte di una perdita di 40 milioni".
Ovviamente, guai a ricordare queste cifre a Giammetti, esultante per l'estromissione della Facchinetti. Ma - come dicono gli anglosassoni - "numbers never lie". (Paola Bottelli)
martedì 7 ottobre 2008
L'ira della Aspesi contro la moda dopo l'affaire Facchinetti.
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1 commenti:
I miei complimenti alla Aspesi e, già che ci siamo, anche a Stefano Pilati.
E i miei fischi per Giammetti.
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