sabato 24 maggio 2008

Lusso, moda ed ecologia.

Originari del Triveneto, i Loro Piana sono nel commercio dei panni di lana sin dall’inizio dell’Ottocento.
Nella seconda metà del secolo la famiglia si trasferisce in Valsesia e fonda il Lanificio F.lli Lora e Compagnia, seguito nei primi anni del Novecento dal Lanificio di Quarona di Zignone & C.

L’attuale società – Ing. Loro Piana & C. – nasce nel 1924 ad opera di Pietro Loro Piana, a cui succede nel dopoguerra il nipote Franco. Grazie a lui l’azienda conosce l’amore per il cashmere e la dedizione alla qualità e rapidamente s’impone sui mercati dell’alta moda internazionale.
Nei primi anni ’70 entrano in azienda i figli Sergio e Pier Luigi, che ne continuano l’opera, portando l’azienda ai vertici mondiali del settore.

Negli anni ottanta, Franco Loro Piana, durante un viaggio sulle Ande, in Perù, entra in contatto con una antica cultura locale: l'allevamento delle vigogne per la produzione di lane pregiate.

La vigogna (Vicugna vicugna) è un camelide che vive sulle Ande. La lana della vigogna veniva utilizzata dagli antichi inca per tessere le vesti del re (ai sudditi era infatti proibito indossare indumenti fabbricati con questa particolare lana). Fu proprio per questo che, esattamente come accade oggi, anche ai tempi degli inca la vigogna era un animale protetto.




È un animale più grazioso del lama; per la mole sta fra il lama e l'alpaca, ma si distingue dall'uno e dall'altra per la lana più breve e più increspata, che è di una finezza eccezionale. Il cranio e la parte superiore del collo, il dorso e le cosce sono di un colore speciale giallo-rossiccio (color vigogna), la parte inferiore del collo e quella interna delle zampe sono d'un giallo d'ocra chiaro; i peli lunghissimi del petto e del ventre sono bianchi, ed hanno 13 centimetri di lunghezza.

La "caccia rituale" della vigogna non mise mai in pericolo la sopravvivenza della vigogna, come invece successe nel periodo successivo. Infatti, i conquistadores spagnoli cacciarono con intensità la vigogna e già nel 1553 Pedro Cleza de Leon, un cronista spagnolo, notava una fortissima riduzione della vigogna in tutto il territorio andino. Nel 1777 un decreto reale (Reál Cédula), vietò alle popolazioni indigene di uccidere l'animale permettendone soltanto la tosatura alla presenza di un giudice nominato dall'amministrazione coloniale. Perfino Simon Bolivar, governatore del Perù, nel 1825 emise due decreti che vietavano la caccia alla vigogna, decimata dai bracconieri.

Nonostante questi provvedimenti, negli anni sessanta del ventesimo secolo, in Perù non rimasero in vita che 5.000 esemplari del piccolo "cammello delle Ande". Nel 1969 l'IUCN decise di iscriverlo nella lista delle specie a rischio e nel 1976 a Washington la CITES, la convenzione internazionale dell'Onu che regola il commercio di animali e piante in pericolo, decretò la fine di ogni forma di sfruttamento per la vigogna, inserendola nell'Appendice I che auspica per una specie il massimo grado di protezione.

Oggi, buone notizie per la sopravvivenza della specie vengono proprio dall'Italia. La famiglia Loro Piana, che da circa venti anni ha iniziato la produzione di capi di abbigliamento realizzati col rarissimo filato, ha acquistato in perù una tenuta di circa ventimila ettari da utilizzare per l'allevamento delle vigogne. Gli animali, da quando la famiglia italiana ha rivolto le sue attenzioni alla lana del camelide andino, sono passati da 5000 a 150.000 esemplari e Pier Luigi Loro Piana conta di farli arrivare a un milione tra qualche anno. Da una vigogna adulta si ottengono 120 grammi di pelo ogni due anni e per ottenere un cappotto devono utilizzarsi le tosature di almeno 30 animali. L'allevamento avviene in pieno accordo con le popolazioni locali di campesinos che sono stati, tra l'altro, istruiti dai tecnici italiani a utilizzare metodi di tosatura rispettosi della delicatezza del vello e della salute dell'animale.

Un capo di lana di vigogna ha prezzi medi di circa dieci volte quelli dei più pregiati capi di cashmere e un cappotto può costare anche diverse decine di migliaia di euro.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Copiato bene dal Sole24h,ma manca la parte dove si cita che l'animale va tosato solo ogni 2 anni.Anche questo fa parte dell'articolo.