martedì 25 novembre 2008

NON SI SPARA SULLA TRADIZIONE

Quando si parla di avanguardia nell'arte si parla essenzialmente, e indubbiamente, di numero 3 caratteri essenziali:

1) la volontà di segnare una frattura con l'arte precedente.
2) la necessità da parte dell'artista di sentirsi parte di un gruppo costituito (futuristi, cubisti, metodologisti, vaginali, clitoridei...)
3)orientare la propria azione su un programma teorico preciso (il cosidetto manifesto artistico) .

Fin qui ci siamo!

Il problema delle Avanguardie, o comunque del contemporaneo (che fortunatamente torna a prediligere la forma e la figura e non solo il contenuto) è che vivono nel mito dell'AZZERAMENTO DEL PASSATO, denigrando e sparando a zero sulla "tradizione".



Nasce così la cosidetta PERDITA DEL FUTURO, cioè la perdita del carattere propulsivo verso di esso.
Si cerca un distacco dal passato, dalla tradizione... e il futuro diventa secondario.
Della serie che se non c'è protensione verso il futuro il titolo di avanguardia (non intesa come storica) scade a designare il traguardo del presente.

Ritengo che rispetto a tutto questo la seconda metà del 900, quando si parla di arte, non possa che darmi ragione... tanto che il postmodernismo recupera sia l'attualità che la tradizione, che riacquistano nuovo valore in funzione del tempo... divenendo "contemporaneo".

Il problema per me nasce quando l'imperativo nell'arte diventa "LA NOVITA'", quando viene a sostituirsi automaticamente a tutti i concetti e i preconcetti di forma e contenuto.
Mi dispiace, non si può prescindere dalla tradizione, non si può non considerarla come un motore propulsivo. Anche per discostarsene bisogna comunque conoscerla, studiarla e soprattutto CONSIDERARLA!

L'arte per me muore quando ci si allontana dalla tradizione per "fare futuro", dimenticando che un fare artistico principalmente è esprimere e fare i conti con se stessi, misurarsi con i grandi del passato e dell'appena trascorso. Ovvero la tradizione. Ovvero ciò che ci vive dentro, sedimentato da secoli e secoli.

Sparare a zero sulla tradizione non serve.
Un esempio? Piero del Borgo, conosciuto ai più come Piero della Francesca. Profondamente classico e intellettualmente astratto, geometrico, ESSENZIALE!
La Pala di Brera: cosa c'è di più surreale di quell'uovo di struzzo a mezz'aria, che atterrisce più di una spada di Damocle?



Potrebbe tranquillamente essere una meravigliosa opera contemporanea.
Ed è quello, lo stesso uovo, che riprende Ingo Maurer per la sua opera di luce.



Perchè il problema non è fare qualcosa di nuovo, non è aver paura di staccarsi dalla tradizione... ma è saperlo fare, saper fare tutto questo.
E' non dimenticare che un futuro, si, esiste... ma non senza passato

4 commenti:

Anonimo ha detto...

PERCHE'? CHI SPARA? FORSE MI SONO PERSO QUALCOSA?
EMANUELE

Poto ha detto...

Mi ricordo ancora la testa che la nostra insegnante di storia dell'arte ci fece sul significato dell'uovo di struzzo, proprio in quel quadro!

Anonimo ha detto...

E sui tradizionalisti? si può sparare?

Opi

ribaldo ha detto...

Ehm...qualcosa mi dice che forse alludi al mio commento su Gehry (o no?).
Forse sono stato troppo "vivace" nel sostenre la mia opinione, ma provo a spiegarmi meglio: la mia era solo una "messa in guardia" da un ossequio piatto e acritico alla cosiddetta tradizione.
Pensa un po': io insegno in Conservatorio, e mai come in questo caso "nomen est omen"!
Non faccio altro che scontrarmi con idee passate da maestro ad allievo senza il minimo spirito critico (nel senso della ricerca personale e storica), a costo di perpetuare errori di stampa o di lettura.
Io sono quasi un FETICISTA dei musicisti del passato, ma appunto in quanto Storia, non in quanto Tradizione! Sono proprio loro che ti danno un esempio di comportamento e ricerca nella realtà attuale. Non c'è che da imparare...ma la tradizione è a mio parere una cosa diversa.
Tutto è stato inventato da noi: anche le parole che usiamo ogni giorno, e di cui, ogni giorno un po' per volta, modifichiamo il senso.
I cosiddetti "tagli di tradizione" nelle Opere sono stati spesso inventati per caso - quel giorno il soprano aveva mal di pancia, tagliamo qui e là, poi le parti d'orchestra vanno da un teatro all'altro...e nessuno alla fine sa più com'era in origine! -
Ti dirò di più: a me tantissimi musicisti del passato sembrano...pura avanguardia ancora adesso!
Ma loro non sentivano troppo il "sedimento di secoli e secoli" che purtroppo sentiamo noi, vittime dello storicismo del XIX secolo
E nel '900 non so...di arti figurative e architettura non capisco tanto, ma non mi sembra che le avanguardie che hai descritto con tanta precisione siano state così pervasive e determinanti.
Se vedo questo edificio di Gehry la parola "avanguardia" non mi viene neanche in mente...e ovviamente neanche la parola "tradizione"!

Con tutto questo però, a vedere certi progetti per Milano 2015 mi vengono i brividi...

Grazie di questi bei post, mi stimoli il cervello...tuo malgrado, chè così ti devi sorbire le mie noiosissime risposte!

Se poi questo non c'entra nulla col tuo post, scusa!!!

P.S.: ma il libro di Hobsbawn è fantastico!...fra l'altro parla dell'invenzione del Kilt scozzese...da parte degli inglesi alla fine del '700 e del tartan...nell' '800!...altro che Clan!!