lunedì 8 dicembre 2008

Don Carlo, i giovani e la Chiesa.

Ieri alle sei del pomeriggio si è celebrato quel rito molto profano della apertura della stagione lirica del teatro Alla Scala di Milano con una delle opere più ostiche di Verdi, il Don Carlo. Opera che anche il compianto Pavarotti ebbe modo di temere quando in una sua interpretazione nel celebre teatro milanese fu addirittura fischiato.

Sempre ieri, sull'inserto culturale de Il Sole 24 Ore, Riccardo Chiaberge, celebre ed autorevole firma del quotidiano, ha dedicato il suo editoriale proprio all'apertura del teatro, o meglio coglie l'occasione della decisione del sovrintendente Lissner di consentire ai ragazzi under 26 di godere, gratis, dell'anteprima dell'opera il 4 dicembre, per andare oltre l'evento specifico.

Trascrivo l'editoriale di Chiaberge, penso valga la pena di essere letto.

"Non si è vista l’ombra di un paparazzo, la sera di giovedì 4 dicembre alla Scala, all’anteprima riservata ai minori di 26 anni. Peccato, perché tra quel pubblico in jeans che si agitava un po’ spaesato tra i velluti rossi e andava in visibilio per gli assoli di Furlanetto c’era ben di meglio delle Marini, dei La Russa o degli altri onnipresenti che stasera si pigeranno nel foyer.
È stato, a suo modo, un piccolo Big Bang milanese, un miracolo laico del sovrintendente Stéphane Lissner: per la prima volta, il rito mummificato della serata di Sant’Ambrogio veniva profanato da una torma di ragazze e ragazzi che, nella stragrande maggioranza, non aveva mai messo piede in un teatro lirico. Come spesso accade, i giornali non hanno dato peso all’evento, troppo impegnati com’erano a discutere della vittoria di Luxuria al Grande Fratello (in realtà Luxuria ha vinto L'isola dei famosi non Il Grande fratello n.d.r.)o delle beghe per la commissione di Vigilanza.


E allora vale la pena di dirlo, chiaro e forte: dobbiamo riportare i giovani nei luoghi sacri – sacri alla cultura, all’arte o, perché no, alla religione. Un popolo che diserta le sale da concerto, i musei, i templi, non è un popolo moderno o laico, è solo un popolo senz’anima, che si sta imbarbarendo. Se ad applaudire il Don Carlo sono per lo più mani avvizzite, se nei banchi delle chiese si piegano solo ginocchia artrosiche, nessuno dovrebbe rallegrarsi. Neppure gli atei bigotti o i dissacratori di professione. Perché come la musica e l’arte, anche la religione (quando non degenera in fanatismo) è un fattore insostituibile di aggregazione e di crescita civile. O vogliamo accontentarci degli stadi e delle discoteche?

A proposito di giovani, leggete cosa dice il cardinale Carlo Maria Martini a Georg Sporschill nelle sue Conversazioni notturne a Gerusalemme (Mondadori): «Ai giovani non possiamo insegnare nulla, possiamo solo aiutarli ad ascoltare il loro maestro interiore. Suonano strane, ma sono parole di Sant’Agostino... Il metodo giusto non è predicare alla gioventù come deve vivere per poi giudicarla con l’intenzione di cercare di conquistare coloro che rispettano le nostre regole e le nostre idee. La comunicazione deve cominciare in assoluta libertà, in caso contrario non è comunicazione. E, soprattutto, in questo modo non si conquista nessuno, caso mai lo si opprime...».
Ma una Chiesa che nega i funerali religiosi a Welby e la comunione ai divorziati, e dove lo stesso cardinale che ha riabilitato Galileo celebra le nozze di Briatore con la Gregoraci, una Chiesa che protesta per i tagli alla scuola confessionale e tace su quelli all’istruzione pubblica: come stupirsi che da una Chiesa così, i giovani si tengano alla larga? Date un Lissner al Vaticano."

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bah, non sapevo che Luxuria avesse partecipato al Grande Fratello...e, aggiungo, non mi piace che si proponga un ritorno alla religione proprio in questa fase storica e sociale in cui si ha bisogno di civiltà e laicità sopra ogni altra cosa. Per il resto, grande plauso e approvazione verso il maestro Chiaberge: il giornalismo nazionale ed ufficiale dovrebbe percorrere proprio questa strada.
Beniamino

ribaldo ha detto...

Guarda che, purtroppo, ci sono molti più giovani nelle chiese che in teatro (sia lirico che di prosa), perlomeno nella mia regione.
Ho vissuto un periodo, negli anni settanta, in cui la cultura era frequentatissima dai giovani com'ero io, con un'offerta molto maggiore e con enormi agevolazioni per loro.
Sembra incredibile a pensarci ora, ma teatri e concerti erano sempre pieni e spesso gratuiti! (parlo di Torino, magari altrove era diverso, ma non credo molto)
Oggi, con il conformismo che c'è, mi sembra che già solo il fatto di occuparsi di cultura sia tremendamente fastidioso per il potere.
...e anche il cardinale Martini viene ben occultato dai media, essendo un pericoloso sovversivo!
Grazie a tutti voi quattro del blog!
Resistete, resistete!

Poto ha detto...

Scusate.. me la tiro un po': intende Furlanetto il mio compaesano?!?!
Il Ferruccio?!

Anonimo ha detto...

Quoto in pieno l'amico Ribaldo, e con il suo stesso spirito mi unisco entusiasta ai ringraziamenti per la banda dei Quattro!

@ Poto: ma la fanno ancora la Sagra degli Osei?