mercoledì 22 aprile 2009

Venezia. Ok ai matrimoni gay


Il matrimonio gay è legittimo e un'amministrazione comunale non può rifiutarne le pubblicazioni. Lo stabilisce il tribunale di Venezia interpellato da una coppia di omosessuali. I giudici rimandano poi il caso alla Corte Costituzionale, chiedendo di dichiarare l'illegittimità di alcuni articoli del codice civile che ostacolerebbero le nozze tra persone dello stesso sesso. Per Franco Grillini, presidente di Gaynet, è una "decisione storica".

Il tribunale di Venezia, a cui si era rivolta una coppia gay che si era vista negare dal comune le pubblicazioni matrimoniali, ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale, chiedendole di dichiarare l'illegittimità di alcuni articoli del codice civile che, in violazione della la Costituzione, ostacolerebbero il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ritenuto legittimo sotto il profilo costituzionale.

"Finalmente i giudici dicono che il matrimonio gay non rappresenta 'alcun pericolo di lesione a interessi pubblici o privati' ed esprimono con chiarezza che nell`articolo 29 della Costituzione viene tutelata la naturalezza dell`aspirazione di tutti gli esseri umani a costituire la propria famiglia e a sposarsi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale", ha aggiunto Grillini.

"Quale che sarà la decisione della Corte costituzionale, che speriamo dia piena attuazione al dettato costituzionale, si tratta già di una grande e storica vittoria", conclude il presidente di Gaynet.

tg.com

3 commenti:

byb ha detto...

mi era parso di capire che il tribunale di venezia chiedesse l'opinione della corte costituzionale, non che fosse sicuro dell'incostituzionalità delle norme attuali.
comunque esiste l'estremamente probabile possibilità la consulta richiami il parlamento ai suoi doveri, ma non interferisca direttamente in materia. ovvero i politici italiani continueranno a far finta di niente.

Lore! ha detto...

Quindi?

Uno spiraglio di luce che non servirà a nulla?

byb ha detto...

non esattamente.
anche se la corte dovesse dichiarare la propria incapacità a scavalcare il parlamento, la sentenza potrebbe essere usata in futuro per dichiarare illegittimi i tentativi di aggiungere "tra un uomo e una donna" in coda all'art. 29, che recentemente qualcuno ha proposto.