Tempo fa discutevo con Marco circa la sacralità nell'arte.
Di pareri completamente diversi.
Io ritengo che sia avvenuto un vero e proprio slittamento, specialmente nel corso del 900 e nel Cristianesimo, da definizione identitaria collettiva verso un'accezione della fede più individuale, verso una sorta di credo ad uso personale.
Gli stilemi e l'esperienza religiosa inizialmente sfuggono ai rigidi codici formativi delle religioni strutturate e subiscono l'influenza di varie filosofie, tanto da portare anche un cambiamento all'interno della struttura delle rappresentazioni iconografiche.
In poche parole ritengo che l'arte del novecento abbia distrutto gran parte della sacralità, del sentimento del sacro. Che abbia dimenticato il divino.
Forse non esiste più il concetto di un'arte che sia pronta e capace di esprimere il divino, il sacro... quello che è rimasto è la perdita della certezza del valore e della norma, l'invalidità della tradizione.
Forse l'arte ha perso la capacità di indurci alla meditazione...
come dice Gabi Scardi: di ricucire quello strappo tra anima e Dio!
Maledetto novecento
domenica 11 gennaio 2009
Ridatemi il sacro nell'arte!
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5 commenti:
La butto lì: non credi che sia cominciato da molto prima del XX secolo?
Non so, non ne capisco molto, ma io già nel XIX secolo vedo quello che racconti tu.
Ma se vado a ben vedere anche il XVIII secolo non è che mi convinca molto, sotto l'aspetto sella sacralità...
E poi...andando all'indietro...mah!
Non è forse che per caso siamo noi, a trovare il misticismo e il sacro (quello che noi, nel nostro pensiero, riteniamo tale)nell'arte passata perchè ne abbiamo fatto un mito?
In fondo, prima che nella cultura si diffondesse il culto del passato (la Storia!), esisteva solo l'arte contemporanea, come mediazione fra l'uomo e Dio...
E poi, la necessità di sacro cambia anche di epoca in epoca.
Io trovo più sacre certe scene dei film di Pasolini, che molti quadri di Rembrandt (anche se per me Rembrandt è una divinità!)
E poi anche prima di Cristo, l'arte (quella che noi,del 2009, chiamiamo tale!)è stata ora più sacra ora meno, a seconda delle condizioni storiche e geografiche...
Accidenti, però. Guardo l'ora e comincio a pensare di farneticare troppo....
Scusa!
Chissà se ne riparleremo...
P.S.:a me sembra che fin dall'inizio il cristianesimo abbia subito l'influenza di tutte le filosofie con cui è entrato in contatto, oppure nate addirittura al suo interno, ma basta...mi fermo qui!
Credo che per un periodo della storia il sacro sia stato vissuto e recepito per come veniva rappresentato dall'arte, e non viceversa. E ciò è andato avanti, più o meno, fino all'Ottocento, quando davvero la situazione si ribalta, e l'arte sacra diventa irrimediabilmente semplice e posticcia rappresentazione.
Ahi, siamo entrati in un campo minato...no, vabbè, non lo so...forse Antonio si riferisce alla sacralità in genere, in un senso ampio ed universale, non allo stretto rapporto con Dio o allo specifico della religione cristiana...io non ne capisco granchè, ma sono d'accordo con Ribaldo nel sostenere che il sacro ceda il posto al "civile" già subito dopo la controriforma, ovvero dal Settecento in poi...per quanto riguarda l'altro sacro, quello di "antoniana intenzione" ritengo che lo si trovi anche nelle opere contemporanee, ma lo sapremo almeno tra un secolo...no?
Hai ragione, Ben, è proprio un terreno minato!
Io retrodaterei tutto ciò addirittura al XVI secolo, quando le scoperte di altri mondi e culture hanno prodotto un Montaigne (per dirne uno, ma già Erasmo, però...).
Si potrebbe dire: "E' il relativismo, bellezza!"
E' da allora che il rapporto col divino è diventato una dura fatica individuale, probabilmente...
Inoltre come potremmo apprezzare l'arte giapponese o africana se non a prezzo del sacrificio di almeno una parte della nostra visione cristianocentrica del divino o del sacro?
P.S.:Antonio: ma il secondo periodo che hai scritto ("Gli stilemi e l'esperienza ecc")non si potrbbe già applicare a Caravaggio?...se è una boiata perdonami!
Forse potremmo datare quello che dici tu già al 1400 se non a Giotto, quando l'umano prende il posto del divino. Quando la cultura teocentrica lascia spazio a quella antropocentrica. Comunque il senso del mio intervento va ben oltre la sacralità legata a Dio e forse è più vicino al concetto del sublime di Platone. Ma è un discorso molto lungo che magari si può rimandare ad un'altra occasione...!
Grazie mille. Antonio.
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