lunedì 14 aprile 2008

L'EREDITA' DI VALENTINO




Elegante ed austera. Così viene definita l’ultima sfilata Valentino FW 08/09 firmata Alessandra Facchinetti da Giancarlo Giammetti, socio e compagno di vita di Valentino Garavani, padre storico del
la Maison, monumento di stile e coerenza, che dopo il tirocinio negli atelier di Jeanne Dessès e Guy Laroche, nel 1957 torna in Italia per aprire a Roma un laboratorio in via Condotti.Quest’anno la maison perde in un sol colpo il maitre di quella tonalità definita da Federico Zeri “Non rosso cardinale, non rosso tango, ma rosso Valentino”, e il gruppo che lo galvanizza e lo riporta ai vecchi fasti negli ultimi anni, quello Marzotto, che lascia il posto ad una società inglese chiamata Gruppo Permira, già titolare di brand come Hugo Boss.Austera, in quanto perde quella sua attitudine al lusso sfrenato, alla ricerca minuziosa del particolare e del sartoriale perfetto allontanandosi dall’idea di una femminilità algida e raffinata da esibire con orgoglio, per avvicinarsi ad un utenza più giovane, fresca e magari meno affezionata.Perde quel suo sintomatico e quasi febbrile attaccamento agli anni 80 della moda, ai ricami a volte forzati ma di grandissimo effetto per avvicinarsi a line più nette, più leggere e meno contorte.Un punto a favore di Alessandra Facchinetti? Magari è troppo presto per esprimere giudizi di valore anche perché sarebbe troppo facile farlo. Il problema centrale infatti non è lo snaturamento dei pièce de resistance della maison o la maison stessa, ma è il saper mantenere la riconoscibilità dei capi sapendo sfruttare la teatralità dello spirito proprio del marchio.Un’eleganza, quella by Facchinetti, molto contenuta rispetto al passato, quasi versaciana, dalla lucidità al colore dei materiali, con forme che a volte non accompagnano ma incartano il corpo. Una maison Valentino rimessa a nuovo quindi, che esaudisce le aspettative dei buyers e che mira a raddoppiare, o comunque a moltiplicare, il fatturato nei prossimi anni di lavoro. Long dress impalpabili, qualche fiocco, emblema della maison, qua e la, e qualche riferimento alla collezione Gucci fw 05, quella realizzata ancora dalla stessa Alessandra Facchinetti, come a voler lanciare un ponte di comunicazione con i suoi vecchi capi forza. “Non la conosco, ma spero abbia del buon sale in zucca”, la risposta del maestro dopo la nomina della nuova direttrice artistica. Il compito è arduo: uno dei primissimi fiocchi di Garavani presentati in passerella strappa un indimenticabile applauso della durata di dieci minuti, ed è sempre lui ad inventare l’uso del monogramma come elemento decorativo delle proprie creazioni come nella collezione bianca del 1968.Arduo è anche far fronte a quarant’anni di carriera in cui lo stilista ha saputo amabilmente vestire tutte le protagoniste dell’alta società internazionale segnando addirittura pagine di storia. Farah Diba fugge dal suo impero in mano agli ayatollah avvolta in un cappotto in cachemire noisette orlato di zibellino firmato Valentino, e in Valentino è fasciata Jackie Kennedy quando diventa la signora Onassis. Liz Taylor indossa Valentino quando incontra Richard Burton. Ma ora come ora il concetto di donna è cambiato. Nei front row delle sfilate è molto più facile vedere una Sozzani o una Wintour vestire Prada, esprimere non la propria femminilità, ma far perno sul punto forza della loro androginia. Ma anche questo è molto bello. Certo, nei front row, come in quello per la sfilata di Jean Paul Gaultier con la Dellera è stato anche molto facile incontrare un Prince che pretendeva che nessuno lo guardasse, tanto che si era venuto a creare un totale scompiglio nella sala. Ma ve lo immaginate? Very very Bizzarro. Ma questo è un altro paio di maniche.

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