giovedì 10 aprile 2008

Balenciaga Spring Summer 08 and Fall Winter 08/09 Womenswear





Si parla di scultura perfetta, ma non si parla di Michelangelo.
L'artista in questione è Nicolas Ghesquières, il Picasso della Moda, che a soli ventun'anni entra nello studio di Jean Paul Gaultiere per poi diventare, nel '97, il direttore artistico della maison Balenciaga, mantenedo fede e rivoluzionandone lo stile avanguardistico.
Due le sfilate riferimento: Spring Summer 08 e Fall Winter 08/09 rappresentano ciò che potrebbe essere l'orizzonte creativo prossimo verso cui tendere.
La prima ostenta i volumi delle spalle ad arco e i volumi concavi delle gonne quasi a simulare una clessidra aperta su gambe svettanti, ma anche sui lunghi sandali alla schiava reinterpretati magistralmente in chiave (grafica) Sioux. Una visione assolutamente moderna del colore: fantasie botaniche e suggestioni artistiche dagli impressionisti ai postmoderni prendono vita su corpi esili modellati da abiti futuribili eppure nostalgici della grande couture, tenuti insieme da suture "chirurgiche". La vertigine creativa continua di sera con i completi di mikado e faille cangiante e traslucido sostenuti dal neoprene che modella silhouette rigide e corpose ma non stiff dove i riflessi metallici dei rasi doppi sembrano creare un effetto di liquefazione, come piombo colato. La costruzione é eccellente. Molto belli gli abiti con la stampa check e quelli che al posto delle maniche a palloncino hanno bouquet floreali. Al maestro di Getaria la collezione sarebbe piaciuta sicuramente.
Nella seconda collezione presa come riferimento ( Fall Winter 08/09 )
viene conciliato il retaggio sartoriale del couturier basco con spunti futuribili e accenti fetish, giacche grigie doppiopetto con spalle ad arco un po’ anni’80 ma rivisitate nei tagli e nelle cuciture moderniste che lanciano una direttrice coomunicativa con un tema avviato con la collezione botanica della stagione precedente. Così le giacche scultoree in neoprene e lattice come corazze siderali si sposano con castigate gonne a tubo. L’atmosfera ricorda quella della corte dei reali di Spagna: non a caso certi imprimé traslati su seta e neoprene sono mutuati dalle tele di Velàzquez, pittore di Filippo IV d’Asburgo. Suggestivo l’incipit dello show affidato a silhouettes dark che rileggono il piccolo abito nero passepartout illuminato da bijoux di cristalli e lo ravvivano con giochi di pieghe disposte con perizia, a enfatizzare il ritmo geometrico dell’evoluzione della forma.
Non facile da digerire ma shockante, più che abiti sartoriali vere e proprie sculture. Lo definirei un perfetto remake contemporaneo dei costumi di "Arancia Meccanica"
di Stanley Kubrick del 1971.

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