Tutti noi in genere siamo purtroppo adusi a redigere delle squallide classifiche fatte senza pensarci troppo, sulla base dell'istinto "animale" che ci governa. Chi di voi può darmi torto?
L'altro giorno mentre leggiucchiavo qualcosa sul primo rinascimento, di fronte alla maestà ineffabile del sentimento espresso attraverso un'opera d'arte mi sono fermato a piangere.
La Vergine Annunciata di Antonello da Messina.

Penso sia una delle opere più belle del secondo 400.
Una giovane donna nell'oscurità della sua segreta alcova, di fronte ad un leggio consunto dalle ore passate a pregare, si accorge della luce divina che l'avvolge e, in quel palpito divino che irretisce e riscalda il cuore, in questo suo essere ancora meravigliosamente acerba e, nell'ovale, ancora intonsa e perfetta, alza il palmo della mano di fronte al mistero, al baratro dell'infinito... come per dire, forse:
"Aspetta, non sono ancora pronta".
All'annunciazione quindi non serve più un angelo annunciante, un battito d'ali, un messaggero divino... serve solo un baratro d'infinito posto al cospetto di una giovane vergine scossa dalla paura, un palpito sottile di grazia che genera timore.
E mi fermo a pensare, incantato, come il pensiero di un artista del 400 possa aver generato un'opera così bella.
Grazie!