
E Vittorio Sgarbi come risponde? Paragona i graffiti del Leoncavallo alla Cappella Sistina. Chiede che i muri siano vincolati dalle Belle Arti, che diventino un percorso obbligato della Milano contemporanea, che siano catalogati e pubblicati in un volume del Comune.

L’illegalità? «Non mi interessa. A me interessa il risultato estetico. Sarebbe gravissimo cancellare un documento così peculiare della creatività dei nostri tempi».

Le dichiarazioni di Giorgio Armani sulle manette ai graffitari, in questo caso, «sono prive di senso».

Voi che ne pensate? Come ci si dovrebbe comportare quando l'arte diventa illegale? Come ci si comporta quando un meraviglioso graffito "imbratta" la nostra proprieta?
ieri sera a un tg (2? 3?), un politico (o era un intelletuale?) ha fatto una corretta distinzione, tra graffiti sui muri grigi "di periferi", dove il graffito, trova più spazio, dove ha anche un valore urbano, e "graffiti" come segni, atti vandalici, su case e monumenti.
RispondiEliminaè una "prima" generalizzazione, ma iniziando a fare piccoli distinguo credo si vada nella direzione giusta.
Penso che il probelma nasca proprio in seguito a queste "delimitazioni". Ci sono delle aree e delle manifestazioni di confine difficili da "catalogare". Non è sempre così facile. E poi il seme dell'illegalità è un tratto saliente dell'esistenza di tale manifestazione artistica. Come dire: i problemi non vengono mai uno alla volta.
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