Quando si parla di avanguardia nell'arte si parla essenzialmente, e indubbiamente, di numero 3 caratteri essenziali:
1) la volontà di segnare una frattura con l'arte precedente.
2) la necessità da parte dell'artista di sentirsi parte di un gruppo costituito (futuristi, cubisti, metodologisti, vaginali, clitoridei...)
3)orientare la propria azione su un programma teorico preciso (il cosidetto manifesto artistico) .
Fin qui ci siamo!
Il problema delle Avanguardie, o comunque del contemporaneo (che fortunatamente torna a prediligere la forma e la figura e non solo il contenuto) è che vivono nel mito dell'AZZERAMENTO DEL PASSATO, denigrando e sparando a zero sulla "tradizione".

Nasce così la cosidetta PERDITA DEL FUTURO, cioè la perdita del carattere propulsivo verso di esso.
Si cerca un distacco dal passato, dalla tradizione... e il futuro diventa secondario.
Della serie che se non c'è protensione verso il futuro il titolo di avanguardia (non intesa come storica) scade a designare il traguardo del presente.
Ritengo che rispetto a tutto questo la seconda metà del 900, quando si parla di arte, non possa che darmi ragione... tanto che il postmodernismo recupera sia l'attualità che la tradizione, che riacquistano nuovo valore in funzione del tempo... divenendo "contemporaneo".
Il problema per me nasce quando l'imperativo nell'arte diventa "LA NOVITA'", quando viene a sostituirsi automaticamente a tutti i concetti e i preconcetti di forma e contenuto.
Mi dispiace, non si può prescindere dalla tradizione, non si può non considerarla come un motore propulsivo. Anche per discostarsene bisogna comunque conoscerla, studiarla e soprattutto CONSIDERARLA!
L'arte per me muore quando ci si allontana dalla tradizione per "fare futuro", dimenticando che un fare artistico principalmente è esprimere e fare i conti con se stessi, misurarsi con i grandi del passato e dell'appena trascorso. Ovvero la tradizione. Ovvero ciò che ci vive dentro, sedimentato da secoli e secoli.
Sparare a zero sulla tradizione non serve.
Un esempio? Piero del Borgo, conosciuto ai più come Piero della Francesca. Profondamente classico e intellettualmente astratto, geometrico, ESSENZIALE!
La Pala di Brera: cosa c'è di più surreale di quell'uovo di struzzo a mezz'aria, che atterrisce più di una spada di Damocle?

Potrebbe tranquillamente essere una meravigliosa opera contemporanea.
Ed è quello, lo stesso uovo, che riprende Ingo Maurer per la sua opera di luce.

Perchè il problema non è fare qualcosa di nuovo, non è aver paura di staccarsi dalla tradizione... ma è saperlo fare, saper fare tutto questo.
E' non dimenticare che un futuro, si, esiste... ma non senza passato